COMMERCIALISTA E BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ: COS’È E A COSA SERVE

Fare impresa è investimento, produzione, vendita, profitto, ma anche impatto. In un mondo nel quale abbiamo imparato che non c’è nulla di semplice, ma dove tutto è affrontabile rispettandone la complessità, un’organizzazione non può più prescindere dal conoscere sé stessa all’interno del contesto, quello più locale in cui opera, e quello più ampio, nazionale e internazionale. Oggi è importante accompagnare il rendiconto della propria vita economico-finanziaria anche con un altro genere di bilancio, in un’ottica di pensiero integrato che coinvolga etica, obiettivi, organizzazione e strategia di un’azienda. È fondamentale considerare un’organizzazione nel suo essere e nel suo costruire valore nel tempo.

Lo studio CARAVATI PAGANI – Smart Tax Consulting è a disposizione per assistere le aziende nel bilancio di sostenibilità. Anche tramite i propri of counsel, effettua valutazione e implementazione della rendicontazione non finanziaria quale parte di creazione del valore.

IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ: RIFLETTERE, RENDICONTARE, PIANIFICARE

C’era una volta la responsabilità sociale d’impresa… Forse la storia comincia proprio da qua, dalla consapevolezza che un’organizzazione non è e non è mai stata riducibile soltanto ai numeri rappresentati nei bilanci di esercizio tradizionali. Un’impresa è un piccolo ecosistema che agisce e interagisce con:

  • la comunità e il territorio in cui opera,
  • le persone che coinvolge,
  • le istituzioni con cui si confronta,
  • la natura che utilizza, consuma, modifica.

Un’organizzazione è nel mondo e con esso si relaziona. Quanto appena elencato non lo si può leggere solo nei numeri del dare e avere. L’esigenza di misurare, analizzare e comunicare tutte queste informazioni che non sono economico-finanziarie, è nata in seno alle organizzazioni stesse, in parte per una riflessione interna, in parte per l’evoluzione del contesto economico, sociale e ambientale.

1. Il bilancio di sostenibilità e la rendicontazione non finanziaria

La rendicontazione non finanziaria va a descrivere come l’attività di un’organizzazione, il suo business, impatta in modo positivo e/o negativo su:

  • il territorio e la comunità nei quali è inserita e opera;
  • la società, le sue dinamiche e i suoi problemi (divario economico tra ricchi e poveri, sfruttamento del lavoro, discriminazione, ecc.);
  • l’ambiente, quello più direttamente interessato e quello sul quale agisce con obiettivi e visione, scelte e decisioni (consumo di suolo, cambiamento climatico, inquinamento, ecc.);
  • l’economia (intendendo anche l’impatto che l’organizzazione ha sul pensiero economico).

Gli strumenti più utilizzati per questo tipo di rendicontazione sono la dichiarazione non finanziaria, il bilancio di sostenibilità e il più recente report integrato.

2. Portatori di interesse

La rendicontazione non finanziaria è uno strumento di analisi, organizzazione, pianificazione e anche di comunicazione e dialogo con i propri portatori di interesse. I portatori di interesse o stakeholder di un’organizzazione sono tanti e differenti: il mercato, gli investitori e i finanziatori, i consumatori, le persone che nell’organizzazione lavorano e che ad essa si relazionano (i fornitori e le istituzioni, per esempio), ma anche la società e l’ambiente.

Gli stakeholder sono parte integrante dell’attività di rendicontazione non finanziaria perché è anche grazie al confronto con essi che un’azienda può identificare le informazioni rilevanti da inserire nel proprio bilancio di sostenibilità o nel proprio report integrato.

La responsabilità sociale da cui siamo partiti va dunque a svilupparsi ulteriormente nel concetto di pensiero integrato cui abbiamo già accennato. L’organizzazione misura la propria creazione di valore, quindi la progetta e la proietta sul lungo periodo in un documento che viene proposto a tutti i portatori di interesse.

I report di rendicontazione non finanziaria

I report di rendicontazione non finanziaria sono strumenti grazie a cui un’organizzazione:

  • misura ed esplicita la propria creazione di valore,
  • guarda con obiettività e trasparenza al proprio operato,
  • comprende quali sono i punti di forza e le criticità,
  • pianifica, quindi prende decisioni e sceglie la propria strategia di business,
  • considera strategia, governance, performance e prospettive in un’unica visione, organica e proiettata sul lungo periodo.

Per creazione di valore non s’intende l’utile, la performance puramente economica. Riportiamo qui di seguito la definizione di creazione di valore presente in un documento del Corporate Reporting Forum di ottobre 2020 intitolato Creazione di valore e sustainable businsess model. Approccio strategico alla sostenibilità

Processo tramite il quale un’organizzazione cresce, creando valore per l’ambiente da cui “deriva il suo diritto di esistere” (Schaveling e Bryan, 2018). Nell’attuale contesto storico-economico, dati gli attuali comportamenti di produzione e consumo, il processo di creazione di valore dovrebbe assumere come paradigma una definizione condivisa di valore, inteso come bene  comune,  e  consentire  di  diffondere  nelle  parti  del  sistema  (nei  contesti  sociali  ed economico-produttivi)  modelli  di  business  volti  al  perseguimento  di  processi  di  creazione  di valore aziendale di lungo periodo – individuato anche sulla base della percezione che del valore (del bene comune) hanno le diverse tipologie di stakeholder rilevanti -, strutturati (i modelli di business) in modo da massimizzare la varie tipologie di capitale in un’ottica di sistema sostenibile.
Fonte: https://integratedreporting.org/

Fonte: https://integratedreporting.org/

Fonte: https://integratedreporting.org/

3. Il bilancio di sostenibilità e gli standards di rendicontazione

Una forma di rendicontazione non finanziaria è il bilancio di sostenibilità. Per la sua compilazione al momento non esistono criteri normati e obbligatori, è però fondamentale che tali report facciano riferimento a principi codificati da organismi universalmente riconosciuti. Gli standards cui solitamente ci si affida per redigere un bilancio di sostenibilità sono i GRI (Global Reporting Initiative) Standards.

All’interno dello stesso documento non dovrebbe mancare anche un’analisi rapportata ai 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030, per verificare come e quanto l’attività di un’organizzazione possa contribuire al raggiungimento di uno o più dei suddetti obiettivi.

3.1 GRI Standards

Il Global Reporting Initiative, organizzazione internazionale indipendente, ha introdotto il reporting di sostenibilità a partire dal 1997. Supporta attivamente governi mondiali e aziende nel comprendere e comunicare i loro impatti su cambiamento climatico, diritti umani, buone pratiche sociali e di governo, ecc.

Il framework di standards realizzato dal GRI rappresenta, a livello globale, il principale riferimento per il sustainability reporting e si fonda sul principio di materialità. Questo strumento consente all’impresa di individuare quali sono i temi e le informazioni rilevanti per l’attività che essa svolge e per i portatori di interesse coi quali si relaziona. Saranno poi questi i temi da analizzare e includere nel report. Gli argomenti materiali sono quelli che consentono di evidenziare e rendicontare gli impatti non finanziari generati, impatti che possono essere sia positivi che negativi.

3.2 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile

Il 25 settembre 2015 le Nazioni Unite hanno giudicato insostenibile (dal punto di vista ambientale, economico e sociale) l’attuale modello di sviluppo. Hanno sostenuto la necessità di un cambiamento profondo che coinvolgesse governi e istituzioni, ma anche aziende, comunità e singoli cittadini. Al fine di dare il via a questa trasformazione, hanno deciso di fissare 17 obiettivi (Sustainable Development Goals) da realizzare entro il 2030 (Agenda 2030). 193 Paesi hanno sottoscritto questo “piano d’azione per le persone, il Pianeta e la prosperità”. Il piano d’azione si prefigge di porre fine alla povertà, lottare contro l’ineguaglianza, affrontare i cambiamenti climatici, costruire società pacifiche.

Fonte: https://www.un.org/sustainabledevelopment/

Fonte: https://www.un.org/sustainabledevelopment/

Fonte: https://www.un.org/sustainabledevelopment/

In un bilancio di sostenibilità gli indicatori del GRI possono essere rapportati anche ai 17 SDGs (e ai loro 169 sotto-obiettivi). In tal modo, un’organizzazione è in grado di rendicontare la propria capacità di contribuire o meno al raggiungimento di uno o più obiettivi.

NON si tratta di standard di rendicontazione, ma riteniamo fondamentale che gli obiettivi aziendali, proclamati in un bilancio di sostenibilità, siano riconducibili agli SDGs.

NON è importante soddisfarli tutti, bensì focalizzarsi su quelli rilevanti e misurare i risultati nel tempo.

4. Il processo di rendicontazione

Entriamo nel merito di cosa significa, nella pratica, rendicontare informazioni di carattere economico, ambientale e sociale. A fronte dell’arco temporale prefissato dall’organizzazione per arrivare alla pubblicazione del bilancio di sostenibilità, è importante pianificare il lavoro suddividendolo in fasi ben definite. In linea generale, possono essere identificate le seguenti fasi:

FASE 1 – ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

  • Sessione formativa per i key managers/board of directors
  • Individuare un referente per ogni area tematica del report (economica, sociale e ambientale)
  • Definire tempistiche (data inizio raccolta dati e data pubblicazione documento)

FASE 2 – ANALISI

  • Individuare gli aspetti rilevanti per l’organizzazione attraverso un confronto interno al gruppo di lavoro
  • Identificare gli impatti esterni/interni, positivi/negativi degli aspetti rilevanti
  • Stabilire le categorie di stakeholder
  • Definire il metodo di coinvolgimento degli stakeholder (interviste, focus group, ecc.)
  • Creare la matrice di materialità con le preferenze degli stakeholders
  • Selezionare gli aspetti da includere nel report, ovvero quelli con rilevanza maggiore
  • Identificare gli indicatori per la rendicontazione degli aspetti rilevanti

FASE 3 – RACCOLTA DATI

  • Stabilire il metodo di raccolta e archiviazione delle informazioni (database/altro) necessarie alla rendicontazione degli aspetti individuati
  • Raccolta e analisi delle informazioni
  • Definire un metodo di verifica della accuratezza e completezza delle informazioni

FASE 4 – REDAZIONE E COMUNICAZIONE

  • Stesura del report (include definizione obiettivi di medio lungo termine)
  • Questionario feedback stakeholder coinvolti (online, e-mail, ecc.)
  • Scelta del metodo di comunicazione delle informazioni contenute nel report

FASE 5 – APPROVAZIONE E PUBBLICAZIONE

  • Divulgazione del report
  • Raccolta feedback stakeholder per aggiornamento analisi impatti anno successivo.

CONCLUSIONI SUL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ E LA RENDICONTAZIONE NON FINANZIARIA

La rendicontazione non finanziaria sta vivendo in questi ultimi anni un profondo processo di trasformazione: sta gradualmente abbandonando il ruolo di mero strumento di bilancio degli impatti, per diventare un vero strumento di pianificazione strategica.

Identificare i propri obiettivi di medio-lungo periodo in una prospettiva allargata (economica, ambientale e sociale) rappresenta l’esercizio che oggi gli amministratori di una società sono chiamati a svolgere per garantire longevità alla propria organizzazione.

Intraprendere un processo di rendicontazione non finanziaria rappresenta, a tutti gli effetti, la chiave di lettura per anticipare i cambiamenti di un contesto economico e sociale sempre più complesso.